x i tedeschi l'europa in crisi é un peso
BERLINO - Al grande magazzino di lusso KaDeWe, che è lo Harrods o il Macy' s di Berlino, fai fatica a camminare nella calca. Nataleè vicino, la gente spende, compra, svuota gli scaffali. Nelle strade, Audi, Bmw e Mercedes appaiono sempre più nuovee più grandi.I piloti di Lufthansa e Air Berlin si preparano a straordinari per voli pieni verso il caldo a fine anno. E' una Germania sempre più ricca, operosa e di successo, consumista nonostante il panico per l' euro, quella dove Angela Merkel ieri ha lanciato il suo duro appello: imporre il primato della politica, limitare i mercati. Insieme a un monito: aiuti all' Irlanda sì, ma solo a condizione di un severissimo risanamento. Vent' anni dopo la riunificazione, la Bundesrepublik si comporta sempre più da assertiva potenzaleader europea e mondiale. Decisa a imporre il suo modello di rigore, indifferente agli allarmi del mondo sui rischi per la ripresa. Retta da una donna determinata a vincere. «Vogliamo o no trovare coraggio, noi politici europei?». Il tono di Angela Merkel ieri mattina al Bundestag era severissimo. «Faremo condividere i rischi a chi guadagna, o il debito sovrano diverrà il solo business senza rischi? E' questione di primato della politica e di limiti al mercato», ha scandito nell' aula che sir Norman Foster riprogettò dopo la caduta del Muro. Se ne infischia dell' attacco lanciatole ieri dalla Bce - tramite il membro austriaco del board, Ewald Nowotny - per il pessimo effetto sui mercati delle sue frasi di martedì sulla crisi dell' euro. La «donna più potente del mondo», spiegano i colleghi di Der Spiegel, vuole vincere su tutti i fronti. Campagna elettorale sulla scena mondiale, in vista dei voti-test in sei dei 16 Stati l' anno prossimo e delle politiche del 2013. Vuole mostrarsi forte nel mondo, forse più di Schmidt e Kohl. La paura della gente è reale, anche se li vedi uscire dagli shopping malls carichi di acquisti. «Dovremo pagare per tutta l' Europa?», si chiede allarmata la Bild, il giornale più letto del continente, attento barometro degli umori popolari. E ammonisce: la rabbia dei tedeschi monta, rabbia per i salvataggi dell' euro pagati sempre dalla Germania, necessari ma non giusti. I piani per l' Europa monetaria alla tedesca prendono corpo. Nella Berlino investita da un freddo polare, indiscrezioni filtrano dai palazzi del potere. Papers riservati - ma diffusi a poche ore da un consulto telefonico, oggi, tra Angela Merkel e il presidente francese, Nicolas Sarkozy - propongono dal 2013 regole molto più severe, per le banche che fanno affari con i titoli sovrani, specie quelli di paesi dell' eurozona a rischio, e per gli Stati. Clausole collettive da imporre nella Ue a maggioranza qualificata: se una crisi esplode, come in Grecia e Irlanda, imporrebbero nuove scadenze di pagamento, una riduzione di tassi, un "hair cut" (taglio di capelli, cioè del debito), e Diktat di rigore al governo interessato. «I piani dei falchi di Berlino fanno paura anche a paesi dai conti abbastanza sani», nota Mark Schieritz di Zeit online: banche e assicurazioni possono reagire svendendo titoli sovrani al minimo segnale di paese a rischio. Per molti cadere nel baratro sarebbe più facile, sullo sfondo d' un rigore alla tedesca che frena se non strozza la fragile ripresa. Viene da chiedersi quanto importi delle crisi altrui, ai tedeschi che dopo decenni da formiche vedi spendere e prenotare vacanze a tutto spiano. «L' economia tedesca è in una spirale di crescita sempre più intensa», dice Hans-Werner Sinn, presidente dell' istituto Ifo. Il cui indice sulla fiducia del mondo economico ieri è infatti balzato a 109,3, massimo storico da vent' anni. «Si è risvegliata la domanda interna, non è solo export», dice il rapporto Ifo. Mentre nell' export, Cina, I n d i a , B r a s i l e , Russia tolgono spazio alla Ue. Boom e prosperità diffusa fanno apparire tollerabili il rigore vissuto qua da decenni e chiesto ora agli altri. Ma l' incubo per l' euro è infinito: «Se toccherà non solo al Portogallo ma anche alla Spagna, è diverso, non basteranno i fondi europei», dice Michael Huether dell' Istituto economico di Colonia. La paura peggiore, nella ricca e severa Germania illuminata per Natale, è un' altra. La confessa il professor Max Otte dell' università di Worms: «Pure la Spagna sarebbe salvabile. Se toccasse all' Italia diverrebbe critico, è un' economia ben più grossa». Anche questa paura, il rischio Italia, spinge Angie Merkelei falchi di Berlino alla linea dura.
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Berlino, 24 nov. - L'indice Ifo, uno dei barometri dell'economia tedesca, sale a livello record novembre. L'indice avanza da 107,7 a 109,3, il livello piu' alto dalla riunificazione. Gli analisti si aspettavano un calo a 107,4.
L'indice delle aspettative sale a 106,3 e quello sulle condizioni attuali cresce a 112,3.
Secondo il capo economista dell'Ifo, Klaus Abberger la ripresa economica della Germania e' in aumento e su ampia base. Inoltre la crisi del debito europeo non sta influenzando le imprese tedesche....
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La scommessa di una ripresa in tempi non troppo lunghi è stata vinta. Già da alcuni mesi, in concomitanza con il rilancio degli ordini dall’estero per le aziende tedesche, la curva dei disoccupati era tornata a scendere e negli ultimi 30 giorni in 86 mila hanno trovato un nuovo posto di lavoro. Così la soglia dei 3 milioni è stata di nuovo scavalcata all’indietro. E questa volta, hanno confermato gli esperti, la ripresa dovrebbe durare a lungo: nel corso del 2011 sarà ancora possibile, in coincidenza con i cicli stagionali, che il numero salga di nuovo oltre i 3 milioni ma si tratterà di eccezioni.
Il trend resta positivo, le imprese ricevono sempre più commesse, l’export che rappresenta il grande serbatoio dell’economia tedesca tira e solo pochi prudenti evitano ancora di pronunciare la parola che rievoca fasti di tempi lontani: boom economico.
Verso la piena occupazione
Reiner Brüderle, ministro dell'Economia tedesco (Getty Images).
«Non si tratta del successo di un giorno», ha riportato il quotidiano citando il ministro dell’Economia liberale Rainer Brüderle, «il numero degli occupati si avvicina alla soglia dei 41 milioni, un risultato mai raggiunto nella storia del nostro Paese, siamo sulla buona strada per arrivare alla piena occupazione».
Gli imprenditori chiedono manodopera qualificata, anche dall’estero se le forze interne non sono adeguate: il dibattito sull’immigrazione, che negli ultimi due mesi ha conosciuto spesso toni insolitamente aspri per la Germania, ruota anche attorno a questa necessità dell’industria: oltre ai numeri, un’ulteriore testimonianza che l’apparato produttivo tedesco ha ripreso a correre. [28]
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Qualcuno porti l’inviato a Roma della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) al cinema. Consigliamo caldamente la visione di “Wall Street 2 – Money never sleeps”, in cui i protagonisti si fanno largo rifilando polpette avvelenate e messaggi ansiogeni ai mercati e facendo schizzare i corsi di borsa. Il film è pieno di finanzieri rampanti e amanti della bella vita, mentre l’uomo della FAZ a Roma, Tobias Piller, all’apparenza è un solido tedescone di mezza età, il volto incorniciato in grandi occhiali dalla montatura pesante a dorso di tartaruga.
Resta il fatto che nelle scorse ore il suo pezzo sullo scenario politico-economico italiano ha messo sul chi va là un fracco di gente.
In un lungo editoriale dal titolo "L'Italia si avvicina all'abisso", Piller ha predetto "scenari cupi per il futuro" per l’Italia, definita un Paese "senza guida, incapace di prendere decisioni e ben lontano dal compiere le necessarie riforme". Dopo aver snocciolato la solita litania su crescita bassa, deficit in crescita e debito monstre, Piller-Cagliostro chiosa sottolineando che è "solo una questione di tempo su quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato".
C’è dell’altro: "Il mondo politico italiano continua a cullarsi in una sensazione di sicurezza, troppa, come potrebbe dimostrarsi", poiché "se si verificassero turbolenze a causa della montagna del debito italiano, le crisi della Grecia e dell'Irlanda sarebbero uno scherzetto al confronto". Per questo motivo, scrive Piller, quando Angela Merkel e il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, tratteranno sulla riforma del Patto europeo di stabilità, "dovrebbero mettere in conto la possibilità di una crisi dell'Italia".
Bella frittata. Non conosciamo Piller se non in base a quello che scrive e al pissi pissi dei corridoi romani, che lui, saldamente radicato a Roma, percorre da anni. Si tratta di un veterano del giornalismo economico, formatosi in Germania e legato in gioventù ai cristiano democratici della CDU e della potente Fondazione Adenauer, di cui ha anche frequentato la scuola di giornalismo. A Roma si è stabilito da tanti anni, ha presieduto l’associazione della stampa estera e il passaparola romano lo accredita come nuovamente in corsa per la poltrona.
Escludo da subito che la ferocia del pezzo di Piller sia un pistolotto da campagna elettorale per l’associazione della stampa estera. Nel caso di qualcun altro si potrebbe pensare, non nel suo. Gli uffici stampa dei ministeri romani e dell’ambasciata tedesca sanno che Piller è universalmente stimato per la sua abitudine di documentarsi a fondo prima di scrivere. Altrettanto nota è la sua singolare tendenza ad arroccarsi su una posizione e rimanerci per sempre.
Un simpatico intellettuale siciliano formatosi a cavallo tra Roma e Heidelberg mi ricordava tempo fa la celebre frase dell’illuminista tedesco Lessing. «Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse 'scegli', io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te ».Ebbene, secondo il mio arguto amico Piller incarna questa frase alla rovescia: Piller si terrebbe la Verità in tasca.
Il custode della Verità, ecco cosa sembra Tobias Piller. Perché offrire un contraddittorio al Ministero dell’Economia se si è certi della propria verità? Perché riportare posizioni diverse e contrastanti? Per una ragione semplicissima, che non ha niente a che fare con la libertà di stampa o con le pressioni di qualche politicastro italiano di cui Piller non ha evidentemente grande stima. La ragione è che i mercati si nutrono di impressioni, timori, dietrologie.
Non è un caso se le accademie militari – come l’Ecole de Guerre Economique francese - insegnano come fare disinformazione mirata per affossare l’economia di un Paese ostile. Se un autorevole giornale tedesco come la FAZ spiega che l’Italia è kaputt, i mercati penseranno che la FAZ abbia accesso a fonti riservate e certe, e si regoleranno di conseguenza. Quando la FAZ assicura che l’Italia non ha un destino se non quello della rovina certa, la cosa suona come un pesante avvertimento per gli investitori stranieri che sottoscrivono il nostro debito pubblico.
In altri tempi, un governo avrebbe fatto sapere che un giornalista così è persona non grata in Italia. Oggi, molto probabilmente, non succederà nulla di tutto ciò. [47]
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Ciao Bellini, vorrà dire che investiremo sui fondi tedeschi, l'abbiamo fatto con cina, africa, india adesso lo faremo sulla germania.
82.56.52.46
Ti faccio una domanda caro bellini, pur sapendo che la germania si è accollata la sorella dell'est con tutto ciò che economicamente ha comportato, dicevo tu pensi che se avesse avuto i terremoti, le alluviano gli scandali i magna magna e dulcis in fundo il pattume con cui la germania stà risanando ancora adesso il bilancio, tu pensi che saremmo messi così male????
82.56.52.46
Investire sui fondi d'inv.. tedeschi lo lasciamo fare a chi ha i soldi ..
Noi facciamo in modo di tirar fuori gli attributi come i tedeschi .
visto che sono entrati in crisi dopo di noi e sono usciti fuori prima di noi..
Purtroppo è la realtà dei fatti..
Un'italia divisa in due per come è non crescerà mai..
Non divisa in due tra sud e nord ..
Solo come mentalità.. e modo di essere e di fare.
Peppe Lisi
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Ciao Peppe il mio investire nei fondi...era per cercare di sdramatizzare, ci sono problemi in italia irrrisolti che ci trasciniamo non da anni ma da secoli e se tiri fuori gli attributi rischi che qualcuno te li tagli. Peppe sono anni che siamo nella cacca e con tutta la buona volontà.....facciamo fatica a uscirne.
82.56.52.46
A volte per guardarsi e per capire cosa si è o cosa si sta diventando è buona norma cambiare specchio o farsi giudicare da chi non è emotivamente coinvolto dal nostro essere. Per capire cos'è l'Italia e quanto vale oggi, vi propongo questo interessante articolo tratto dal Süddeutsche Zeitung a firma di Alexander Stille.
"Land Unter" è il titolo originale di questa cruda analisi su un'Italia cieca e disperata e che è traducibile con "Sempre più a fondo". Le parole di Stille sono taglienti, obiettive e non nascono un certo amore per il Paese che fu. Sono dette da chi osserva la situazione con uno spirito imparziale, libero da pregiudizi e per questo suonano come uno stridente estremo saluto della repubblica.
La situazione della nazione e’ disastrosa, la politica e’ corrotta, l’economia e’ agli sgoccioli. E l’unico che avrebbe il potere di fare qualcosa al riguardo è il capo del governo. Ma a lui interessa solo la sua ricchezza. Italia, che cosa sei diventata?
Alcuni politici sono segnati per tutta la loro vita per un’unica stupida battuta. Con Silvio Berlusconi e’ invece difficile anche tenersi a mente i suoi più recenti deragliamenti linguistici. A proposito del centro di prima accoglienza per profughi sull’isola di Lampedusa e sulle indegne condizioni di vita in esso, ha detto recentemente che “non e’ un campo di concentramento” e che gli immigrati presenti “possono sempre andarsi a bere una birra”. In materia di stupro, ha detto che in linea di principio non e’ possibile evitarli in Italia “perché le nostre donne sono troppo belle”.
Queste sono le parole di un magnate dell’industria abituato ad essere circondato da subalterni e lecchini che automaticamente ridono per ogni stupido scherzo. Un uomo che ha un tale potere da non far più distinzione tra comportamento pubblico e privato, che si comporta in tutto il mondo come se fosse a casa sua dove anche una barzelletta priva di tatto causerebbe
sicuramente delle risate. É anche abituato al poco critico panorama mediale italiano che lo sorprende quando la stampa internazionale non gli riserva lo stesso approccio di sottomissione.
Si tratta di uno dei più strani e insoliti fenomeni politici dei nostri giorni: da 14 anni, l’Italia è stata quasi ininterrottamente governata da un capriccioso miliardario con 17 procedimenti penali sulle spalle e che nonostante cio’ ha ancora il supporto di una grande maggioranza degli italiani,all’estero può apparire come un pagliaccio, tuttavia la sua popolarità nel suo paese è superata solo dal suo narcisismo.
Pertanto, ha potuto vincere svariate elezioni sin dalla sua prima apparizione sulla scena politica nel 1993, nonostante nello stesso periodo l’Italia sia stata protagonista di un drammatico declino: Da una delle più grandi storie di successo europeo è diventata una delle economie più deboli nel continente.
Il fatto che l’Italia non solo accetti lui e le sue sciocchezze, ma le condivida pure, è un sintomo di un paese in profonda crisi con una travagliata economia stagnante. Un paese paralizzato e profondamente frustrato, nelle mani di pochi gruppi di interesse, e in una situazione per cui non e’ né in grado né disposto a cambiare qualcosa. Un paese dove la popolazione e’ fondamentalmente disgustata dalla classe politica e per questo vota un uomo che per lo meno non nasconde di voler fare innanzitutto i propri interessi.
Nel 2006 era ancora visto anche in Italia come il problema più grande dell’Italia. I suoi innumerevoli affari e il conflitto di interessi come uomo più ricco d’Italia, primo grande proprietario di un impero mediatico, famoso indagato contemporaneamente Primo Ministro, hanno ridotto il paese allo stallo e causato una crescita economica quasi pari a zero.
Gli elettori non hanno quindi riscontrato praticamente alcuna differenza tra destra e sinistra e hanno cominciato a considerare la politica nella sua interezza come una casta che si occupa soprattutto della sua auto-conservazione e si distribuisce privilegi straordinari e eccessive prebende.
Per più di 40 anni, dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1990 circa, l’economia italiana era una delle più floride al mondo - in un soffio assieme al Giappone e alla Germania occidentale. Negli anni Cinquanta e Sessanta, l’economia cresceva in media di circa il cinque per cento l’anno, negli anni settanta e ottanta di altri solidi tre per cento l’anno. In un paese che ha per molti anni è stata caratterizzato dalla fatica e dall’emergenza questo porto’ prosperità, istruzione e un generoso stato sociale.
Per gli studenti della politica contemporanea l’Italia ha rappresentato un affascinante paradosso: da un lato, il paese sembrava avere uno spaventoso sistema politico. I governi si susseguivano uno dietro l’altro, gli scandali e le crisi di governo erano diffusi assieme ad un alto livello di corruzione, sprechi, e una burocrazia inefficiente. Dall’altro l’economia cresceva di anno in anno. Fino a circa 1989, l’Italia aveva un prodotto interno lordo pari a quello della Gran Bretagna.
Ma negli ultimi 15 anni l’insolita equazione italiana, corruzione e sabbia nel motore più elevata crescita economica, non ha piu’ funzionato. Il prodotto interno lordo italiano è aumentato dal 1996 al 2006 in media dell’1,1 per cento l’anno, rispetto al 2,3 per cento in Gran Bretagna, il 2,8 per cento in Spagna e l’1,7 per cento in tutta la zona Euro. Con il risultato che la crescita italiana è del venti per cento inferiore a quella del Regno Unito ed è stata superata anche dalla Spagna.
Il sistema italiano, che funzionava ragionevolmente in un periodo di mercati protetti, nell’era della UE, della moneta unica e dell’intensa concorrenza con paesi a basso salario in Asia ne ha molto risentito. Aprire una società in Italia costa in media 5012 Euro e occorrono 62 giorni con fino a 16 diverse pratiche burocratiche. Per confronto, in Gran Bretagna la stessa operazione costa 381 euro, quattro giorni e cinque operazioni amministrative, negli Stati Uniti 167 euro, quattro giorni e quattro passaggi amministrativi.
La sabbia nel motore ormai stride in quasi tutti i settori della vita italiana, in un modo da dare origine ad un incomprensibile effetto sinergico negativo. Ad esempio, la minaccia di una paralisi del sistema giudiziario rischia di bloccare lo Stato di diritto, una pietra angolare di un sistema economico funzionante. La durata media dei procedimenti per violazione di contratto è in Italia di 1210 giorni (quasi quattro anni), in Spagna (al secondo posto come paese in questo senso) è di 515, quindi nemmeno la meta’, in Francia 331 e in Gran Bretagna di soli 217 giorni. In Italia, ci vogliono inimmaginabili novanta mesi, quasi otto anni, per poter sfrattare di casa un affittuario inadempiente. In Gran Bretagna sono necessari circa dieci mesi, in Francia 17 e sei mesi in Danimarca.
Un tale sistema può sembrare come una brillante follia, ma dietro a cio’ vi e’ un metodo: è stato intenzionalmente progettato per renderlo indispensabile ai partecipanti. La moltiplicazione delle procedure amministrative, la concessione di licenze, regolamenti e strozzature burocratiche crea un numero estremamente elevato di leve con cui il governo puo’ controllare, ritardare, o seppellire prima possibile qualsiasi progetto.
Ciascuno di questi passi è un’opportunità per l’esercizio del potere e del nepotismo, per la richiesta e la concessione di favori. Un’autostrada, il cui costo di costruzione raddoppia in via di esecuzione, ha grandi vantaggi - non solo per i politici che percepiscono mazzette, ma anche per tutti coloro che ci lavorano. Ovvio: per il resto del paese questo porta solo svantaggi. La si deve combattere con delle infrastrutture scadenti, tasse alte, cattivi servizi e di un sistema che e’ diventato l’esatto contrario di una societa’ dei servizi. Non stupisce quindi che l’Italia sia scivolata dal 32mo al 64mo posto nel Global Competitiveness Index, l’indice mondiale per la competitività economica.
E nel settembre 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria, Berlusconi ha assicurato, dopo una lunga notte in una discoteca, che aveva ancora abbastanza energia per fare tutto il possibile: “Dopo tre ore di sonno ho slancio per ulteriori tre ore di sesso”. Ma per liberare l’Italia dal suo attuale stato di caos c’e’ bisogno di molto più della mano regale di Berlusconi e dei suoi vanti post pubertari.
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la situazione è grave , non solo quella dell'Italietta che cerca disperatamente di rassicurare tutti dicendo che "ins conti sono a posto non siamo la Grecia " mentre poi paga ogni giorno 220ml di euro di interessi sul debito pubblico cumulato dagli anni 70 in poi , ma è grave anche per l'Europa che "non c'è mai stata " !!!! questo è il problema secondo me , abbiamo annesso anche paesi inesistenti come la Lituania ma pochi ,di tutti i facenti parte della grande europa, hanno i conti a posto !!! un giorno o l'altro scoppia l'Euro con una ennesima crisi finanziaria , in cui ci guadagneranno i soliti grandi finanzieri , e torneremo alle valute locali ecc ecc ......................con buona pace dei nostalgici delle svalutazione e del Marco forte !!!
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hai ragione Pino, ieri io sono stato fermato dalla GDF per controllare se avevo montato i pneumatici da neve o se avevo nel baule le catene...sembrano solo questi i problemi dell'italia...comunque noi la forza del marco l'abbiamo già pagata quando è stato fatto il concambio lira/euro....probabilmente non abbiamo pagato abbastanza. Ciao Emanuele
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L’Italia rischia un tracollo finanziario, come Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo. Ciò può avere conseguenze disastrose per tutti gli altri paesi dell’UE.
La caduta del premier Silvio Berlusconi sembra inevitabile ma la paura di una crisi finanziaria impedisce ai politici italiani di staccare immediatamente la spina. Prima bisogna approvare il bilancio o il Paese con il più elevato debito pubblico dell’EU potrebbe finire nel mirino dei mercati finanziari.
Ora che uno degli alleati di Berlusconi è uscito dal Gabinetto di governo, l’insicurezza sulle finanze pubbliche potrebbe aumentare. Ciò potrebbe rendere l’Italia un logico nuovo bersaglio. Il Paese è alle prese con un debito pubblico superiore al 120 percento del prodotto interno lordo.
Grecia e Irlanda pagano già alti interessi sul loro debito pubblico perchè si dubita delle loro strategie e possibilità di risparmio. Anche Portogallo e Spagna sono sotto pressione. L’estensione della crisi all’Italia causerebbe in tutta l’Eurozona ulteriori problemi, oltre a quelli già esistenti.
Il fatto che l’Italia non sia ancora stata attaccata si deve in parte alle rigorose politiche di bilancio del Ministro delle Finanze Giulio Tremonti e al fatto che non abbia dovuto pompare molti soldi nelle banche. Queste ultime si sono dimostrate meno fragili perchè meno coinvolte con prodotti finanziari complessi. Una crisi di governo però indebolirebbe la presa di Tremonti sulle finanze pubbliche, cosa che può minacciare la fiducia nella situazione finanziaria. L’Italia spera di poter riposizionare un certo numero di titoli di stato prima della fine dell’anno.
La situazione politica in Italia è tesa dopo che ieri pomeriggio i ministri del partito Futuro e Libertà (FLI) hanno fatto quello che il loro leader Gianfranco Fini aveva già in precedenza annunciato. Sono usciti dal governo, perchè Berlusconi ha ignorato l’appello di Fini per una nuova coalizione di centro-destra con un nuovo programma.
I media italiani descrivono la situazione come una “precrisi”. Il Presidente Napolitano, che oggi pomeriggio inizierà le consultazioni politiche, ha ingiunto a Fini e Berlusconi di considerare che la caduta del governo potrebbe danneggiare l’Italia se prima non verrà approvato un bilancio tale da tranquillizzare l’Europa e i mercati finanziari.
Si prevede che la discussione sul bilancio in Parlamento durerà fino a metà dicembre. Berlusconi e il suo fedele alleato della Lega Nord, Umberto Bossi, vogliono che lui ottenga la fiducia e rimanga premier in Parlamento o che siano indette nuove elezioni. Vari politici di opposizione e lo stesso Fini sperano che Napolitano decida per un governo tecnico che modifichi la legge elettorale, la quale al momento favorisce i grandi partiti come quello di Berlusconi.
Berlusconi non vuole saperne di cambiare la legge elettorale. Il 74enne premier, che domina la politica già da sedici anni, ancora una volta si dà buone probabilità di vincere.
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Ma secondo voi si deve continuare a credere a buffoni come berlusca, fini, napolitano, tremonti ec ec?
L'italia e nella cacca sino ad oltre il collo e se il gli elettori non si danno una mossa affoghera' e poi saranno c..zi acidi.
Bisogna mandarli via tutti, da dx a sx.
Non mi intendo tanto di politica, ma in qualsiasi settore se sei incapace devi andare via, e in questo caso di incapaci(e ladri) ne possiamo contare a centinaia.
Povera Italia. e specialmente poveri Italiani con le bende negli occhi che credono ancora a babbo natale. [29]
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ziotibia fino a quando non é il popolo a dire basta a questa gente,l'italia andrá sempre peggio [28] Devono scendere in strada,fermare tutto e costringere da destra a sinistra di andar via e lasciare posto a gente nuova,giovane e dell'era di oggi e non del dopoguerra [46]
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non lo vogliono capire, pensano ancora alle ideologie politiche e ai sindacati mangia pane a tradimento. Che si arrangino, arrivati a questo punto alla repubblica delle banane gli mancano solo le noci di cocco, cosi' tra due noci e una banana e mettersi a 20 unghie il passo e' breve. Mi dispiace solo che e' pieno di brava gente volenterosa e che non riesce piu' a campare perche' gli vengono rubati i soldi guadagnati onestamente e chi governa insieme all opposizione pensa a fare bunga bunga e ad andare a tromb..... a destra e manca. povera italia.
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