Quella degli ogm è una diatriba che va avanti da molti anni. Tanti, secondo la percezione del nostro mondo dominato dall’istantaneità, meno se andiamo a leggere gli eventi con attenzione.
Sono passati infatti 10 anni da Flavr Savr, il primo pomodoro transgenico prodotto in California dalla Calgene. Flavr Savr era un pomodoro, anzi un super-pomodoro: resisteva di più al deterioramento, durando molto più dei suoi fratelli ‘naturali’.
Non vogliamo addentrarci troppo nella discussione, che più che per giornalisti è per grandi esperti del settore. Certo è che a dieci anni di distanza la discussione è ancora molto accesa tra chi difende a spada tratta la naturalità, la coltivazione di prodotti della terra fatta completamente al naturale (il biologico, insomma), e chi, invece, non scorge grosse insidie nell’apporto sempre maggiore che la genetica e le biotecnologie stanno dando al primo settore. Tra l’esempio delle api che ‘mixano’ diversi soggetti del mondo vegetale e gli strenui sostenitori del naturale a tutti i costi, preferiamo non schierarci, lasciando spazio alla cronaca degli eventi.
In questi giorni, sul banco della Commissione Europea, ed in particolare su quello dei ministri dell’agricoltura europei, sono stati portati cinque nuovi prodotti ogm: un tipo di patata transgenica prodotta dalla Basf, il granturco della Sygenta e tre mais transgenici della Monsanto. La notizia è che questi non hanno ricevuto l’autorizzazione ad essere commercializzati; ciò però non impedirà la prosecuzione dell’iter, in quanto la procedura prevede che la Commissione possa andare avanti anche senza l’autorizzazione degli stati membri.
Questo ci riporta appunto a dieci anni fa, quando il transpomodoro comparve sugli scaffali dei supermercati ed ebbe un grande successo. Eppure dopo soli due anni viene improvvisamente ritirato dal commercio perché, nonostante non marcisse si rammolliva come gli altri. La Calgene andò in rosso per star dietro alla ricerca e la Monsanto la inglobò.
La storia, raccontata in maniera molto meticolosa da Blinda Martineau, biologa che fece parte del team del pomodoro transgenico, è decisamente esplicativa. Sebbene le promesse delle biotecnologie siano grandiose, sebbene i passi in avanti in questo senso siano stati tanti, è necessaria una costante prudenza nell’approcciarsi a questa delicata materia.
Molti consumatori non lo sanno, ma diversi alimenti che sono sulla loro tavola sono geneticamente modificati. Gli effetti di alcuni ogm non sono ancora certi, così come non è detto che tutti questi ‘nuovi’ prodotti siano nocivi. È necessaria cautela, tenendo ben saldo l’insegnamento dei nostri nonni, i quali ci dicevano che con la natura non si deve scherzare oltre un certo limite.
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Alessandro Tibaldeschi
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